la bellerba (eepeter)

io voglio. veramente essere morta.

chi è come gli dèi ora
siede davanti
a te da vicino ti ascolta siede
ascolta, non ride, che parli dolce
sorridi dolce con l’amore anch’io
ti vedo nulla
della mia voce esce
da me

e la lingua si spezza un fuoco
acuto corre sotto
la pelle non
io vedo nulla

e le orecchie tuonano
e il sudore si scioglie
e il tremore mi invade
tutta.

io sono ora più verde dell’erba temo
la morte tremo io credo che a questo
morire mi manchi
solo poco: e voglio, veramente,
essere morta.

 

Monologo, da Saffo. Massimo Sannelli

5 thoughts on “

  1. Quando ero al ginnasio, in quarto e in quinto, la mia insegnante di italiano, una donna piccola, biondina, acuta, tutta angoli, coi seni eroticissimi e minuscoli nella sua infinita invisibilità, arrivata a legger di Didone arrossiva. Si aggrovigliava, era enorme nella sua follia d’amore. E, a tratti, le lacrime la divoravano silenziosamente nella classe ammutolita. Le leggende scolastiche narravano di un suo amore finito in abbandono. Credo che lei trovasse, in quella lettura rituale, la sua via di sopravvivenza, la sua possibile espressione. Oggi pensavo a lei, leggendo qui. Alle forme malcelate dell’amore che si rivelano incidenti quando siamo lettura, a voce. Io vorrei trovare la lettura che esorcizzi la mia paura, e l’angoscia.

  2. Massimo dice, di questa sua lettura (su La poesia e lo spirito, dove l’ha pubblicata):

    “a Saffo, che “porta signoria”. questo è il primo pezzo di qualcosa che verrà – una Saffo enarmonica (una nota con due nomi, una parola che si lega prima e dopo) e blesa, esitante. non so perché, ma la *sento* così… vi abbraccio, come posso ”

  3. e davvero, ancora, grazie. Saffo – blesa e balba, timida e forte – continua, come monologo. spero che nasca, alla fine. grazie, Silvia

    massimo

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