2) Presa Woolf, uff, mica abbaia!

Dipana piano le settanta risme di tessuto del corredo

se manca un lino ne va del senso del porgere, del modo

‘a camiciola vada a chi non sposa, l’ hai sentita

urlare ?

Virginia non grida punto

essa porta ai fari donnoline, e sa

contare i giorni di febbraio.

Verginea muore, nel lento

appostamento al centro.

 

 

 

 

3) Non sconto, in mi protendo, stendo

occasionami sylvietta sul comò che

le cyvette l’amano

a turbini sorpresi dal dio maschio soffre

abbada

si duole

allazzara

padre al padre ti dice intermittendo (lei sa).

 

E io vago in lei fasciata, e la fascio

poverina-mi dico-poverina la rubia

poverina la stella cometa che duole.

Mi manca l’amore giusto sugli scranni

mi manca l’amore.

 

 

 

 

 

4) S’immagina lei parlare di corpo, sporco,

eppoi  perchémmai ?

Un corpo è innanzitutto un core. Poi viene la sborrina preferita

e l’incanto muliebre del precedere un fané.

Per sciogliere quel filo di cosmo

per invetrarlo e disporre sul piano un due di seme

perfino qui la gioca grossa, amanuense, mosca

per aggiustarle un drenaggio comico

tosca, sempre lei ci vola a porfido.

Tant’è.

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