Appariva congruo e coerente suddividere il mondo in piani. Uno di questi avrebbe potuto rappresentare il primo, fosse possibile, pensiero e procedere per familiari gialline, incontri che confondono, gatti e cene con telegiornale. Uno di questi invece il luogo della perdita inspiegabile che appartiene certo al primo pensiero ma va a sollecitare una biforcazione e quindi uno spostamento di asse. Uno di questi ancora un tempo astratto, immobile, in secondo piano, una sfocatura sospesa immanente; ne ricevi dal viaggio notturno di dormire o nei lunghi percorsi per mare quando tieni il timone sulla nera e per aiuto due luci la verde la rossa. Uno il piano degli altri, ecco, comunque, o meglio il frattale degli altri, disposti certo su differenti multipli quasipiani.

Ma uno, il bastardo, il figlio di troia è il piano inventato.
E’ la storia, ed il ruolo, che delineano questa ambigua ma stringente superficie. Non deriva necessariamente da alcuno dei piani sin qui elencati, casomai li occupa goffamente. Ha vita propria, come una geografia, e non è in fatti molto diverso da una geografia, si svolge banalmente lungo una linea sincronica e utilizza le età come un fiume taglia la montagna e le forme come il ghiacciaio scava la morena e le forze come l’acqua scaraventa a salto.
Non ci appartiene primamente, come una geografia. Appare mascherato di un linguaggio che si può solo imparare, che non si informa, che non si deriva, che non viene mai capito, che ci ostacola, che ci sposta, che ci sotterra, che ci brucia e che ci alluvia e incenerisce, come una geologia. Non spiega nulla ma affastella. Dal suo accatastamento nascono inventari mostruosi e sottolinguaggi criptici dalle classificazioni che ne conseguono e non possiamo che puntellarci al carnevale magro pietrificati scanocchiati coralli.
Perché niente, tranne questo, ha struttura autonoma. E’ l’invenzione dell’eterno, in sé conchiusa, come una geografia.

3 thoughts on “

  1. chissò perché ho avuto un lapsus di lettura: ho letto gelosia, al posto di geologia. ché forse, a un certo livello, mi ricordava un flusso come quello di Malina. Qualcosa a che fare con l'amore e il dolore.

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