Agosto shutta via come uno sbrano
parte a palla rimorde concàvo e
agosto pena nato mi s’torce
non l’amo, non
l’amo
tirapiedi le ha prese con sè
le smorfiette bambine, agosto
sublime spezzato e munto
si spacca che ha un giunto sulle presine
si contratta stabilendo le possibili fini
s’involucra e contrae risulte pese state
infatti era estate, si nasce così
pilloli, smaestrati
con tanta volontà di forza spotica
ed invece è una fame:
l’io s’inchina a superbi scempi
e quel che gli resta, finestrada
(che è un molare di vento)
spanna, digrada. Non si è mai vista
tanta profusione di conigli e
si vorrebbe inventare qualcosa
sul pergolato delle metafore marcite.
Io, così, gli chiedo d’uscire.
Gli dico: " dove l’hai messo, e nascosto, dove
so che filava bene, dov’era di cuccia
cosa guardava per prendere il colore, so
come si chiama, come si schiava, socome
e seppellito, l’hai seppellito, giù "
e parlo troppo. E non si parla più.
E quando ti leggo ho il sale agli occhi– dev’essere la’umore marino che mi porto dietro quando vengo da te, zazie
ho letto la vostra fiaba, anche da me passa un gatto amorevole e dico ai bambini che li mangerei
eheh, Cris è sempre puntuale nell'autodifesa :-)))) Sai che la cosa che mi piacerebbe di più sarebbe scrivere con lui? Non so, fiabe o fumetti–
Silvia
ho letto su viadellebelledonne
la tua Lettura sull' Ulisse a cui e dato
che ami Joyce mi chiedevo se
avevi già sentito questo
http://www.youtube.com/watch?v=831235Pe3PE
un caro saluto
paola
grazie Paola, interessante documento (ne avevo trovata una versione più breve, qualche tempo fa)
un saluto