Alla maniera del povero B.B.

Da tre volte tempo e passa pubblicare
non ci riesce, hanno spostato le dirette le proposte
battiti battiti ma la vaghezza nera. Quel che voleva dire
era terrore, scissione e strazio ma seppellirà.

Una è stasera. Cammina nella chat come di roma
e si solleva. Non l’hai mai vista dire cosa trova
ha un sopracciglio basso se ha un crogiolo
e legge piano considerazioni persistenti

mille: una povera sa che lo spazio si rubava, forse
cercherebbe meglio in una casa sporca, che non c’è
bisogno a farla lava. Hanno predetto il pomeriggio
e, mente biforca, concluso che non abita.

Tu devi prendere due cani bravi, li accompagni
e ti fai portare fino al dentro all’ incompiuta. La Fabbrica
con i suoi centri e le sue operazioni, catenafratta e stasi.
Mentre io salgo a vedere nell’ufficio dell’isolamento se

non sapevano niente, progettavano ardere.
Fanno le  fotocopie poi ci troviamo fuori a bere bene. Ci
chiamiamo “coscienti”. Mettono i piedi sul mio, vetro,
io chiedo “ora?” e loro compilano, non rispondono “Che?”

5 thoughts on “

  1. Questa tua, mi piace assai. Politica, precisa. E la vorresti letta come con un baschetto. Molto più bella del commento di Saviano, sai? Ma io ne ho dato una lettura tutta franta, come se fosse messa a fuoco mentre i sanpietrini tacciono e le macchine s'infiammano. E magari è altro. Ma io così la tengo. Preziosamente.

  2. mah, è un groviglio di cose in (mia) realtà; c'è la lettura di Benjamin, la prima, e l'alessitimia di persone/autori che amo ma (la descrizione di un'interruzione di gravidanza congelante). C'è la prima volta, ancora, che leggo una poesia di Brecht bellissima ed intera. E, si, tutto guarda una rivolta, si, un'incazzatura ontologica.

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