Sei sepolto dalla tua roba. Io ancora sveglia che fumo bevo scrivo. Pochi metri ma così. Sei quasi livido, attorcigliato al tuo programma, io al mio, ma non li danno in streaming. Poveri noi cristi assisi sui confini delle stroppie, circoncisi male, si vede, faticati pigri. Poveri noi sciocchi ma grandissimi, mendicanti di anima imperterrita sovrana indissolubile, deficienti veri assatanati di libera gratitudine e di strom.
Nessuno ci libera dal vero, ci rappresentiamo una storia a testa, indifferentemente data dal povero cielo; che anche stavolta sbagliò.
Mio amore torbido mai riconosciuto ti prego torna e dico di no. Rimani e domani ti ricomprerai ogni cosa, so. Ed io impoverita, ancora più piccola di adesso, io sarò ferita, ancora più ciccina di adesso, e mi morirò, ancora più morta di adesso, e risorgerò, ancora più stanziale di adesso, vedrai fiorirmi i boccoli dello stile marito, anatra giovenca che scalcia l’avena, folle micetta scema che lima la coda ai topi, troia immobile.
Che non comprare più, io non ho soldi, non ho soldi, non li voglio, sono senza, cosa compri, cosa compri più? Non comprare, prego, vieni scalzo, dimentica, tienili per tutte le cose importanti, le casse dei funerali, i panni dei bambini, la libertà provvisoria.

6 thoughts on “

  1. Ciao Iole, avevano messo il commento in moderazione. Ho aperto da pochissimo Castello (su wordpress) ma sarà un altro esperimento di elaborazione di un tema in prosa poetica (chiamiamola così). Nascita e morte rimane da lavorarci su…
    le poesie sono in giro o su fb, come ti scrivevo su vdbd. Un bacio fresco.
    Silvia

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