E può essere che una si trovi tra le mani un altro libro.

Che di questo libro si ricordi che girava per casa nel novantasette, era proprio posato sullo spazio triangolare in testa al letto ad acqua.

Odiato, il letto ad acqua, per come il partner più pesante riesca a trovare la sua giusta conca e quello più leggero sia irrimediabilmente destinato ad una sorta di obliquità. E non solo: impedito qualsiasi tipo di rimbalzo, il bel ritorno di qualsiasi materasso al latice che nemmeno le molle disattendono.

L’odiato letto ad acqua aveva però al suo estremo vertice nord, dove l’immaginaria testata s’incontrava con l’angolo retto del muro, una piattaformina e su questa vi era depositato quel libro.

Lo leggeva Lorenzo, fermo a pagina cinquantasei (il segnalibro fa fede). In copertina una notte stellata, credo un Van Gogh, dimensioni tipo tre e mezzo per quattro.

Ora se Lorenzo si ferma è quando il libro diventa interessante per me, non fosse che per il desiderio di capire dov’è andato a sbattere.

Sette anni che il libro gira per case, sepolto in librerie impolverate magari compagno di un King o di una Nancy Reagan (poliedricità di letture), o occasionalmente estratto dal mucchio ad adempiere bisogni di referenzialità discorsiva, parcheggiato in cartoni che poi diventavano comodini, mobiletti, comò.

Sette anni che il libro viene riclassificato ed accostato a quelli della sua edizione e, talvolta ci riesco, dello stesso autore. Tripudio anale.

Sette anni che è là, insomma, nei cangianti vertici delle mie fantasie fatte luogo, e di leggerlo niente, il libro mi evitava, si fingeva un altro, entrava negli equivoci dei discorsi, arrivavo a parlarne come di una cosa nota, me lo inventavo, il libro, e di sana pianta, mi bastavano due informazioni sdrucciole e su quella possibile storia avevo già mille cose da dire, il titolo, i titoli dello stesso tipo, la faccia, le facce che si assomigliano, il nome dell’autore, una medievalità piena di promesse ed il santo martire di Mishima, peraltro conosciuto dopo.

Può essere che quel libro venga aperto, dall’inizio eh, e letto. Prefazione compresa, che è tutto dire.

Ma da quel preciso momento niente sarà più davvero come prima, se è quel libro, quel libro lì, proprio quello che temevi, ma proprio quello che volevi, intensamente volevi, quel fottuto libro lì, quello che stai scrivendo tu, la tua magnifica miseria.

4 thoughts on “

  1. Già, “da quel preciso momento niente sarà più davvero come prima”. A volte non conviene spingersi troppo. E’ come qull’alpinista che cammina e s’arrampica e quando crede di essere arrivato in cima (e godere la vista di spazi sconfinati) si trova davanti un altro muro da scalare.
    Certo però che questo libro mi incuriosisce.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.