Quando si volesse dare un’idea esaustiva di cosa rappresentare si partirebbe da una serie di proposizioni efficaci; retoricamente efficaci, sicuro, poiché retorica ed eloquenza sono tecniche espressive di validità bimillenaria e continuamente confermatesi. Altro genere di efficacia il dato scientifico, quantitativo: il peso della citazione, il suo ripetersi, la restrizione ragionata del campo di analisi.

Ma è singolare come nelle scienze cosiddette umane si arrivi sempre a portare il singolo procedimento a valore universale ed è buffo come quasi tutte le tesi abbiano la pretesa di dimostrare qualcosa di enorme, non fosse che l’esistenza di dio.

"Dio è nell’aria" dice Nick Cave. Lui ne è assolutamente certo, in quel momento la canzone è attestato. Lo scienziato (il critico) non può procedere in questo modo, quello che spiega lo documenta, fa i conti con la significatività dei risultati di una sorta di ricerca, e se il metodo è un altro ( "naturalistico" si direbbe in scienze applicate ) comunque documenta attraverso un tessuto significante di testi, quel procedimento logico, sintattico, metastorico o compilativo che gli è servito per analizzare, discutere, proporre o pensare un testo.

Nick Cave dice "dio è nell’aria" e per quel che mi riguarda dio nell’aria, in quell’aria, c’è. In quel preciso/impreciso momento, in quel fare canto non ho bisogno che mi venga data un’idea esaustiva di cosa verrà rappresentato, quello che succede è.

 

 

7 thoughts on “

  1. Tu, da piccola, giocavi a “guardie e ladri”? Ti ricordi quanto fosse svantaggiato chi era la guardia e quanto facile fosse, per i ladri, confondere le proprie tracce?

  2. Sottile. Anche se, se ci pensi bene, valida è anche l’asserzione contraria. L’ordine semplifica e mette via tutta una serie di falsi positivi. Il disordine, dalla sua, ha l’enorme difficoltà di farsi struttura dicibile e quando sbaglia glielo dicono gli altri, ma veramente avrà sbagliato?

    Non dirmi che era più facile fare l’indiano.

  3. Una “struttura dicibile” (e qualsiasi struttura tu voglia prendere in considerazione o inventare seduta stante)è, per definizione, il contrario del disordine. Il disordine che si fa struttura dicibile è il disordine che nega se stesso. Occorre che un’azione di aggregazione e di isolamento provveda a ciò (che dica al disordinato: “Tu sbagli a disperdere la tua energia, lascia fare a me che so rimettere le cose a posto” cioè occorre che la guardia metta il sale sulla coda al ladro). C’è un confine indefinidile tra ciò che soggiace a un ordine e ciò che vuol starne fuori e non c’è alcun modo per sapere se sia l’ordine o il disordine a sbagliare in senso assoluto. Dal punto di vista evolutivo e antropologico è invece facilissimo dirlo: sbaglia il disordine perché “smonta” ciò che abbiamo costruito per la sopravvivenza collettiva. Che questa tendenza all’essere “contro” debba esistere come fonte e stimolo per la diversificazione nell’evoluzione stessa è altro discorso.

    Era più facile fare qualsiasi “gioco delle parti” nella parte di chi si sottrae a un ordine costituito ovvero imposto da altre persone o enti. L’indiano in contrapposizione agli yankees è disordine dal punto di vista degli yankees, appunto. All’interno del suo contesto antropologico è ordinatissimo.

  4. Io obiettavo al fatto che fosse più facile fare il ladro, nessun dubbio sulla necessità della guardia.

    Ma non confonderei il disordine con l’indicibilità, il pezzo dice proprio che Cave mi ha detto qualcosa, e dire l’indicibile è, come mi suggerisci, il dire che nega sé stesso. Ammettendo che questo sia paradossale, resta che il disordine si può dire, eccome, e spesso in modo molto disordinato…

  5. il disordine si può dire, tant’è che esiste la parola disordine- entrambi, ordine e disordine, sono fuori da ku, che è potenza- ma per questa via si arriva alla famigerata soluzione finale di wittgestein, che, appunto, per essere stata detta, nega se stessa e, nel farlo, si manifesta nella sua vera essenza di speranza-

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