Associazioni libere al sogno (4)

 

"Allora scendo a tavola."

Quante volte sono scesa a tavola?

Ricordo pasti compattanti, mia madre che serve e si siede, si siede e serve ma a volte resta in piedi davanti al lavello e parla da lì, fabbrica lì, e ricordo mio padre a capotavola (nella casa che dico c’era un capotavola) tenere le redini del discorso, ecco, avere sempre sacrosantecose da dire ed era anche bello, averlo vicino e vedere come sapeva tirare bene le linee, ed era anche difficile sentire la tensione degli sguardi inclinati (mia madre era più piccina).

Mangiavo in fretta, con le ginocchia appoggiate al piano del tavolo e le tenevo così anche se mi veniva consigliato di sedermi come tutti i cristiani. Nessuno può consigliarmi niente, mula.

 

"Cosa vuoi fare, cosa pretendi, testa di cazzo, arrogante sbruffone, insolente, ipocrita! " grido al geometra che sta spartendo male la cena e che si sta servendo per primo.

Odio i prepotenti e li odio così tanto per il loro tono sicuro, arrogante, secco e quella feroce certezza del vero che li rende capaci di indirizzare ogni cosa per il verso deciso, autoritari, stabilenti un ordine del mondo al quale sottoporsi…così tanto odio chi mi sta sopra, odio selvaggiamente chi mi sta sopra, odio profondamente adeguarmi a cose che non condivido, nessun capo per me, nessun re, nessun dio, mai.

"Questo se ne va e mia cugina si lamenta perché a causa mia non riuscirà ad ottenere il lavoro che aspettava. Mio cugino mi chiede cosa spero di riuscire a realizzare in questo modo."

Così rompo tutto (ed è un bel rompere); il prezzo da pagare perché il geometra lasci il campo è la povertà della mia cancrina obbligata così a frequentare cosi bizzarri per darsi una parvenza di potere. Quanti ne avrà cambiati sin qui? Quanto poco le interessava fare le scelte adatte alla realizzazione della sua professione?

L’eroe mi punta il dito addosso: sei tu che la blocchi, tu che le impedisci di realizzarsi, sei tu che ti imponi, tu sei autoritaria e prepotente (una cosa simile le ricordo in occasione di una festa di nozze, noi tre seduti vicini, io che davo spiegazioni psicologiche, io che emettevo verdetti, e mi esibivo anche e il mio solare eterno eroe che secco/secco disapprovava il tono, disapprovava il merito e, dio cristo, disapprovava me).

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