Iniquo ma si potrebbe anche dire che da qualche parte l’alba nascosta dell’alba ha provato a costruirsi risvegli diversi malsicura disomogenea e frenetica non ha più smesso di premere e si è trasformata nel ciglio nel giglio nel fiume basso che quella madonna apparsa ti ha aiutato ad attraversare nel guado del guado la madre irrisolta l’ha creata quella funzione mistica la madre pianta che ora è la tua preferita troia mostro d’amore l’ammore l’avessi visto nella guerra subita ed in quei corpi a tocchetti l’ammore ti sarebbe sembrato diverso molte emme in meno e poche vocali stente un mre ma fondamentale sennò non vivevi e nemmeno noi saremmo stati curati e raccolti e bendati vedi che si tratta di un minimo un corpo vicino che ti accoglie quel tanto che basta a convincerti che il respiro sarà poi solo tuo perchè di qualcosa ti puoi fidare basta poco poi attorno a te nella guerra ci sarà un corpo più vasto una madre vera un piccolo mre che saprai sopportare parla per te Sissy parla per te e fai poco altisuono fai meno retorica e descrivi quali trasformazioni quali pene quanti lutti nella condizione dell’incrocio dei venti nel posto vacuo della sussistenza e nel romanzo che scrivi solo se puoi tu che carnefice prima tu che vecchia strega tu che narciso a immaginarti sola perenne infinita incontaminata martire onnicomprensiva totale immutata già immutata Sissy sei matta vedi che non tieni un discorso navighi navicella naverotta navina navighi e ti sboccia una fogliolina inedita ogni tanto qua e là nell’ininterrotto gemere-ghermire sei matta e t’inguatti nel dire associativo come un pover’uomo disteso abbinato ad una teoria certo che tutto ritorna per cui una parte verrà restituita non ci credi vero Sissy tu che ci sia ripetizione non credi all’abbaglio dell’inautentico e l’impotenza di un bambino ci porterà certo solo afflato etico non credi alla relazione genetica troppo lontano tutto troppi passaggi mancano molla il sintetico retorico allora molla il canto molla il canto molla lo stramaledetto canto nell’infilata dei sensi tollerare l’ambivalenza tollerare il vuoto ne davi lezione ricordi dicevi si nutrono di acqua non della mia apprensione queste piante non sanno che farsene del mio dolore si nutrono di sole non della mia attenzione queste piccole nella cura c’è il limite di un diverso amore dicevi nella rete del ragno ora è preso uno scorpioncino ed io penso che sarà preda apprezzata benché non grassa mosca andrà bene anche il piccolo di specie diversa il ragno saltatore lo beccherà il mio merlo credo lui che fuori si arroga di una pennuta presenza occhieggiante e di compagna più chiara loro controllano ogni movimento planano circospetti e zampettano ed io penso che il furioso gatto nero preciso per gioco non per fame per gioco istintivamente prima o poi afferrerà la merla dalle penne più lunghe e le cercherà la gola assediando una fine certa ma io prendo la scopa e metto fine più presto alla linfatica catena e non so chi ho salvato non so mai chi salvo io certo ma soddisfatta di me porto quel vuoto al maestro dicevi di una registrazione stracampita ecco io che di me che di me che di me Esterina si parla e il professore senza Margherita l’apologia al disagio della gioventù e quelle adolescenze farle piccole tolta l’anima al dito inventare che niente è stato solido ma frettoloso e trito insufficiente cattivo i modi di lei invece appartenenza passata gracile benigna potente affidata nella registrazione stracampita sorridono come raffigurazioni sono epicentri cosmici e fanno il verso al vuoto della notte come diverso è il vuoto della notte sotto i lampioni.