LETTERA DI NASCITA

Buongiorno Sanbellino, di qualche novità, e quasi di tutte, finisci per stancarti. Ma sappi che io qui davanti alla macchina, al presepio del 4 maggio, penso a figli belli di zecca e che crescano o no. Quindi, Anna, so poco dei tuoi genitori, e se vuoi che ti dica tutto un po’ mi fan paura, ma non mi fai paura tu, meraviglia e sparpagliata, buttata al mondo, battezzata.

C’è un grilletto che gira per casa e non vorrei mai fossi tu, quando più grande, il suo pinocchio. Mi piacerebbe vederti allungata sul muretto del mare che fumi pensosamente provando ad individuare betelgeuse nell’orione o infilare fogli a raffica nelle macchine da scrivere che non avrai, ti vedo in fondo come le cose che ho amato, perché mai poi non amarti così?

Qualcuno ti amerà come deve come cosa sua, avrà notti più caustiche con te, e molto più avvolgenti, molto presenti e impresentabili pure, qualcuno ti importerà come non mai per poi non importanti proprio più, farà sangue e latte e pomeriggi davanti a Heidi col panino ed il succo di pera, e farà i tuoi ricordi bianchi e beige, e strinati.

Qualcuno ti darà da fare e da piangere, da ridere. Nella confusione della festa dello sport di Grigolo, vicino al banco della birra, capelli bruni ricci appena accomodati nel nastrino, gli occhi per quel cugino incandescente specialmente inseguiti e figlia figlia, figlia sei bella come il sole, non ti accorgi di niente, tutto è nuovo qui, la prima siepe, la prima lacca, il primo cordoncino, il primo invito (credi), la prima luce riflessa dalle prime labbra viste così, al primo chiaro, alla prima ciucca, al primo frullare della batteria canaglia, nella prima vera.

Infatti io, Sanbellino A., ho una fotografia a colori di cui non mi stancherò. Sei tu che a sette anni guardi contro sole e fai una smorfia molto caratterizzante, e non guardi in macchina (è la seconda) ma da una parte che non abbiamo ancora ben individuato. Tutti si sono dati molto da fare per farti entrare in quella foto ed è un bene, così ce l’ho, la guardo quando voglio capire qualcosa di astronomia. Mi dicono che si studia, Urania, ma varrà ben partire dalle stelle, o dico una fesseria?

Che io, Annellina, infilato nel dizionario etimologico CortellazzoZolli alla pagina 1273 di "stiacciàto", ho un tuo disegno a pennarello dal titolo MAPPA SEGRETA dove un bel rosso centrale a squame viene su verso un solino incrociato a grassi segni verdiblu, e per terra il castagno, viola gli altri buchi e poi mi ci fai partire su delle scale sottili a tratti neri, una tua scrittura qualunque, che manco klee.

E io, Annette, penso per te alla posizione del gatto in un pomeriggio trascorso in erba bassa, poche auto che passano per quel po’ di noia che ricama il paese discosto, e una gita in montagna (che le montagne si vedono solo in gita) con un gonnellone nero che ti arrivi ai piedi, conoscere le bruschette fatte sulla graticola, l’olio d’oliva, la saliva degli altri, il sonno.

Diventare diventerai. Che verranno indette gare per farti assomigliare a qualcosa. Ma è il punto del tuo nascere, il punto qui è il tuo nascere, nascere appunto, benedetta, nella casa del cane e nella casa del sale, nella casa del cristo e nella casa del diavolo e nel fienile e nel catrame, quello che il giorno spinge fuori verso te che stai, ma quanto ti muovi! Cattiva! Attiva! Attivati Annina, bella come il sole, come la terra, come la rabbia, come il pane…

Diventare, ti diventeranno. La preziosa laurea, il santo lavoro, i soldi per comprarti l’elettricità, ma prima ancora un concerto dei Baustelle. O per sentire Romolo Rossi parlarti di metodologia dell’amore. O per un libro di Mallarmè. Nella stanzetta affittata a Milano-Dergano proverai a farti assumere dall’architetta che collabora con la Driade disegnandole quasi agratis le cucine. Diventare c’è tempo.

Intanto prenditi a cuore questo nascere. Fa come se tutto fosse lì. Fai: decidi di non alzarti, stai allungata con il sedere e la schiena e le braccia allargate e le gambe tese e la nuca ben piantata al suolo, respira, apri la bocca, apri gli occhi, stai nel tempo protetto, accordati con il contatto e segui quella sottile, smarginata, verde, ariosa, fragrante pro-testa. Puoi esistere, comunque e per quanto tutto, improvvisamente o in modo più subdolo, non sia.