1° scena:  AMBURGO

La casa degli uomini vicino ai treni degli uomini vicino alle strade, ai benzinai degli uomini tipo quella vetrata aperta su amburgo gli infissi di metallo l’asfalto il ponte la sopraelevata le insegne i tubi gli alti lampioni la luce grigia chiaro boreale a mezzogiorno di ottobre le auto che sfilano le auto ferme i fanali degli uomini il gas degli uomini il gas il gas dei tubi di scappamento delle auto delle strade dei treni dei tram degli uomini dei camini delle case degli uomini.

 

2° scena:  VITTORIALE DEGLI ITALIANI

Il bambino nella cacca dorme col sedere per aria; al suo fratello maggiore la strega ha appena promesso che mangerà il culo. I due bambini vanno a letto a ore diverse e così passa la notte nella grande casa pulita, ciascuno con la propria cacca chi dentro e chi fuori di sé. Finché non ritornano i genitori.

 

3° scena:  VILLE MONT ROYAL

Non parlano di niente. Non è chiaro se sia perché non hanno proprio nulla da dirsi o se perché il senso dei contenuti diventi insignificante davanti al semplice fatto che parlino. Che parlino con le caratteristiche a loro proprie. La loro relazione ha preso la forma di questo gracchìo telefonico e le intonazioni della voce, il ritmo della successione, la quantità di parole dette valgono qualsiasi contenuto. La forma ha il potere della segnalazione di ruolo, le omissioni valgono più del parlato. Si vuole insegnare all’insegnante e far da medico al dottore, essere più realisti del re e più sani del sanitario. Fare come se nulla fosse accaduto, come se tutto fosse normale così, nelle parallele altane di mondi farneticati ad oltranza dove nessuna regola si assomiglia tranne quelle proprie a  questa commedia e a questa distanza.   

 

4° scena:  BRUXELLES

Charleroi, da Ryanair gli aerei a trenta dollari non partono. Vaghiamo nel mondo nella grande famiglia nel grande centro di cose che vorremmo e non sappiamo. Cerchiamo di fare il meglio che possiamo  ma qualcosa scappa di mano, ci troviamo le cose contro. Le fiamminghe danzano, Brel, a ventanni danzano per conoscere il ragazzo, il marito, a trentanni perché hanno il bel bimbo in culla, a quaranta danzano per mostrare che tutto va bene ed i bambini crescono, a cinquanta perché si veda che hanno ancora buon piede e bella figura, e a cento danzano ancora, perché sono sopravissute al curato ed al sindaco, tutto è andato ben bene, a cent’anni c’è da divertisi comme des gamines!

 

5° scena:  SAINT BRUNO

Frida restituita a cosa c’era prima annaffia altri pomodori. Bel ridere bel rider del bel. Non sapere niente del dolore fare come bambini che si affidano ed imparare ad ogni volta quello che nessuno ci ha mai insegnato, farlo continuamente. Analfabeti di sentimenti padroni di mondi svuotati con in mano le chiavi dei segreti tutte mescolate tra loro non si sa mai bene cosa aprono. Frida piange? Frida odia? A Frida va bene così? Non arrivano voci dallo sciroppo d’acero, qualche italiano raccoglie foglie secche davanti alla casa del bosco, cenerentola è diventata nonna ma non lo sa. Si punge ancora con l’ago davanti alla finestra perché nasca la sua bambina nuova dai capelli neri come l’ebano del davanzale, dalla pelle bianca com’è bianca la neve e dalle labbra rosse come quella goccia densa e calda ora appena caduta a scioglierne un po’.