gli amori arcani degli alberi strani, dentro il parco pistoiese di Celle di Santomato,

nemmeno Tàlia me li ha ritrovati: ci siamo tutti accontentati, dunque, di un dittico

di lieti labirinti litici, di un battaglione crisalidiforme di escavati sarcofagi

totemici, di un anfiteatro ecologico (e di tre mosche cieche, per un reggivassoione,

in livrea):

            ma allorché la saggitariana, affumicati gli occhi, mi fece i suoi complimenti,

per mia moglie, che era impegnata là a tenermi a bada un qualche cancro di femmina, in base

a un mio pregiudicante precedente, io dissi (dopo un’esitazione leggerissima) che era lei,

proprio, la mia moglie, il mio capolavoro:

                                                    (e questo le fu riferito, a mia moglie):(e

mia moglie disse che non ci credeva, lei, che avevo detto così, io):(ma i testimoni

testimoniarono una seconda volta, e una terza):(e, alla fine, mia moglie si è arresa):

(ma disse, ma ridendo, per chiudere: ma sarà che ha bevuto, allora, lui, si vede, soltanto):

 

 


Edoardo Sanguineti, da Anterem n°54, pgg.36/37, giugno 1995 (foto di Giovanni Giovannetti)