Quello che nasce, questo,
è stato sveglio tutta la notte.
Non ha dormito proprio, gli hanno rubato
il sonno. E colpevole di che cosa
di che cosa, gracida milla maddalena
il bel che ho amato, il bel del bel
questo infante femmina.
E lo soccorrevo mentre mi chiamava.
Lo immaginavo sopito intero pacefatta.
Una pace di assoldato deh
così a me l’ho chiamato. Deh!
E sono sincero, io lei l’ho amato.
Mi asciugavano gli occhi quel procedere investito
sui porti a buttarsi all’acqua a buttarsi al sole a
buttarsi al vento a procedere contro a fare parole
a smetterle
per chi non s’incrostava.
Una creatura androgina, diremmo?, una specie
di assestamento
nella balìa dell’appunto vento di non so quante
ere, ed erano soltanto
tre,
tre le chimere supposte. O pareva.
Una: si è fatta prendere come il pesciolino.
E l’hanno sfrigolata.
Girata tra le mani calde ed allattata, unta e
asciugata a spugna e talco e rododentro
(siccome non sempre siccome non soltanto)
Due: alla brace dove si allarga il mito.
La bimba si inventa un dito, o una cosa
che allunghi; magari no, magari vuole solo
uno spazio aperto tra le braccia.
E che taccia tutta questa festitudine.
Tre: che bel restringersi ha la contingenza!
Come ti voglio, come si presenta assoluto
il tuo giovanissimo presto questo ardore!
Potesse inventerebbe cavalieri, oh, e principi,
potesse lo farebbe sapere.
Ma quello che nasce è stato per tuttanotte sveglio.
Io lo coltivo, il piccolo narciso.
Nessuna fase ha dato segno di sé, me lo hanno consegnato
scalzo.
Lo chiamano Maria.
A me sembra
un grande vaso mai aperto
ed aprirlo non oso, è spesso
un incantamento convulso
è spesso due centimetri da adesso.
Col sole dorme perchè non si sente.
Nasce la notte, dicevamo, la sente
che gli han rubato il sonno, Girolamo Macbeth
e signorina
mani sporche di sangue.
Chi mai avrà ucciso
la mia bambina?