Lui.

Lui è scostante, lui è deciso, si muove lungo le linee del dare-duro.

Lui è, invece, tattico. Progetta per noi situazioni confacenti all’idea.

Lui è così adeso alle sue che dovrà portarle fino in fondo. Progetterà un suicidio, e lo eseguirà come si deve, firmando una carta che lo significherà altrimenti.

Lui ha invece idealizzato il dare-duro, nella sua indecifrabilità, il dio russo come sola possibile istanza, e lo vede traboccare e non capisce, “hai il tuo fardello”, gli dice, alla Tolkien, chissà poi se Dostov l’ha letto.

Lui, lui, lui è meravigliosamente anarchico. Non è chiaro dove troverà uno sbarramento alle sue imprese, mai profondamente orribili, ma consapevolmente disastrate, profittanti dell’umore debole della schiava. Abusante il potere understatement, lui leggiadro e senza costruzione d’onore, lui basale, a guardare in faccia i Tempi, Bakunin, Bakunin ma che sarai mai se sono io a trasformare le tue tirate in fatto concreto, detto, la mia Letteratura.

L’altro, lui, fa carte quarantotto e realizza. Omicidio, incendio e tranello. Petr. “Petr, diceva la nonna, mi passeresti il bicchier d’acqua?” ” Nonna, ‘sto cazzo, prenditelo” “Petr, perché rispondi così alla nonna?” “Nonna, ‘sto cazzo, zittiti” “Petr, dove finiremo così?” “Nonna, ‘sto cazzo, cos’hai fatto tu?”

E infatti questi astrusi genitori sembra abbiano deviato Petr degenerato apposta, apposta, vi dico! Le arti liberali! Il mondo che si espande e rompe limiti ed argini. Stepen lo dice, nella sua mansuetudine, che gli argini rompono. E che Dio non c’è. Ma proprio non c’E’. Petr definitivo, reciso, ha mosso le cose. E allora?

Ahi, Stepen vecchio transumante trasportante documenti sciolti pagati dalla tua bella aristocratica, ahi Stepen sulla strada di fango col cappello a larghe tese e il bastone e la valigia, ahi! Stefano sulla discesa! Le tue Europe sdrucciole, la tua voglia di possibilità. Stefano dell’arte estetica. Un figlio così?

Ma invece ha troppi strati addosso, Nicola. Liza violoncello gli ricama rimorsi ma lui non tutti li afferra. Si improvvisa duellante catastrofe ma mai che, lui che c’è, sublimi bene.

E’ una specie di sofisticato spaventapasseri. Non vi dirà mai niente, se non che siete stupidi.

Ed intelligentissimi, nel vostro Zar sinora.