Se devo pensare in cosa si trasforma , lei
mi incastro sordina
e nell’anticipo
(dei movimenti, del volto, del viso, del muso)
aspetto silenzio, aspetto domattina
domattina rivorrei insediarti, dice, dicono
quegli occhi svelti, quella sorellina accesa clic! ansiosa
ancora,ancora
sai bene che ti vorrebbe chiedere ogni cosa
e non rimane senza mai e vuole roba, roba
àncora, piedistallo, portabicchiere
sali a domandare e mai niente
da bere, niente, da bere, niente resti
senza mangiare magari mangiare mangerebbe
lo sai tu?
Certo si trasforma, come farebbe
sennò come farebbe, la porta, sbattuta, il
vetro, rotto, la porta, saltata, la sete, le tende non
stirate, il vetro, le schegge al pavimento
il vento, il vento, il vento, il vento.
Vedi che la ragazza si precipita
ha mille desideri (uno) per la sera madida
madida lei all’umido della sera prima sera
sarà sera serà stasera fraise
se essere ritorna a dare peso mi salverà
avere fatto tutto quando dovevo
pensa a quanti ritornano vanificati, desertificati, bianchi di pena
e illesi.
Illesa sono io ma mai fatta guerra
naguère
mi acciambello fremente sicura del punto
esatto dove mio sesso ritrovare
consona, inebetita, tavorizzata, poco male
ripeto a due a due le poesie che ho finto
non le ho nascoste mai, certo, ho finto
risalgono minacciose le frasi delle cene
e se non le metto lì mi rimangono
appese al dormiveglia, in un preconscio
autorizzato come cigliegie
più di cigliegie
porche, poche cigliegie
nel nessun prato.
Allora se devo pensare in cosa si trasforma , lei
mi trasformo io incastro pianoforte per sordina
e nell’anticipo stentato apprendo
(dai movimenti e dalla faccia che parla quel suono)
un aspetto del silenzio mentre aspetto domattina
il domani mattina che rivorrei insegnarti, si dice che dicano
quegli occhi svelti, la tua sorellina poderosa
ancora sfacciata e inutile, tu sai,
sai bene che ti vorrebbe chiedere ogni cosa
e non rimane senza , mai, e vuole roba su roba
pecora, stampella, portacenere
valle a chiedere se ha mai capito niente
beve tutto, continua a bere , tutto e rimane
senza mangiare ma non le importa niente
, e che ne sai tu del niente?
Certo si trasforma, come farebbe
sennò come farebbe, la porta, sbattuta, il
vetro, rotto, la porta, saltata, la sete, le tende non
stirate, il vetro, le schegge al pavimento
il vento, il vento, il vento, il vento.
Ascolta la tata, Paolo, mentre prova a risalire
voce dei suoni (uno) per ogni volta solita
feroce fossa prima vera bagnata e borchia
(ha elencato sempre quelle sillabe)
se avere, se riesco ad averti senza vergogna
dopo essere stata quella del non potere
(pensa a quante ritornano vanificate, desertificate, bianche di pena
e illese.)
Lacera or’ io ma tocco tutta la terra
derrière
e mi faccio caldo col sorriso convincente di tuo figlio
che comincia esatto dove io finisco
magnifica, affabulata, alcolizzata, trave
gli canto piano varie strofettine zoppe
sempre sentite, dette, finte-vere
e con il bimbo tuo sotterro la persecuzione
la metto nella cacca di lui che mmaammaamma
paracosciente, parafiorita, parafulmine
più in alto che posso
a paradiso
a molto paradiso
e poco bel peccato.