Basta spleen.
Vorreste che parlasse:
di cosa ha fatto, di chi ha incontrato, come
un successo, uno smacco, l’irruenza
di un incontro, un’operazione;
vorreste nomi, date, cifre, dati
e le emozioni delle oligarchie familiari
anche debiti, ricordi, riferimenti attuali
e cambiamenti, orari.
Basta spleen.
La poesia e il tedio dovranno pur finire.
Basta spleen.
Novità, cambiamenti, incontri;
Vorreste che il mostro che fino a poco fa
vomitava dalla penna su qualunque
facesse il verso all’ordine di qua.
Vorreste che il porco che si masturbava
sulla faccia disonesta del pensiero
trovasse modo per due conti a casa.
Vorreste anche il dolore ricomposto
ed il cadavere, messo nella bara
del mogano migliore, andasse a posto.
Vorreste che trovasse in sé la madre,
quel putrescente ammasso di scorzume
perché nasconoi fiori, vero?, dal letame.
Vorreste che nel pomeriggio vuoto
un vento qualunque mettesse diritti
i mondi rovesciati e il loro giogo.
Vorreste che i veleni,i pus, gli assenzi
non lasciassero traccia, non tracciassero un male
e un corpo nuovo ridesse a tuttidenti.
Vorreste che la sacca martoriata del
suo cuore si aprisse come un guanto
della misura delle vostre mani.
Il mostro intanto sbatte l’ali sul parquet
si guarda attorno e sbava sul bracciolo
si sente niente nuovo, beve te
fa ciao con la manina, nel suo brodo.
nei buchi dei silenzi, ” orridi ” alcuni di banalità fitta, capita di leggere e immergersi, come qui, nelle fitte ragnatele di “parola ” piena, completa. che spazia inter_disciplina. presenta, non conclude; conduce e in coscienza apre spazi. sensibile, ottimo lavoro , il tuo.
estra che sei!
lilli
uff, Silvia, come m’accalappia questa cosa irruente che hai scritto. Tutta tutta addosso me la sento. Da un anno circa.
Rr
C’è una precisione ai confini di una maniacale bellezza perfetta, qui.
Un testo che colpisce allo stomaco… e risveglia.
Enrico
Svisceramento ineccepibile.