Basta spleen.
Vorreste che parlasse:
di cosa ha fatto, di chi ha incontrato, come
un successo, uno smacco, l’irruenza
di un incontro, un’operazione;
vorreste nomi, date, cifre, dati
e le emozioni delle oligarchie familiari
anche debiti, ricordi, riferimenti attuali
e cambiamenti, orari.
Basta spleen.
La poesia e il tedio dovranno pur finire.
Basta spleen.
Novità, cambiamenti, incontri;
Vorreste che il mostro che fino a poco fa
vomitava dalla penna su qualunque
facesse il verso all’ordine di qua.
Vorreste che il porco che si masturbava
sulla faccia disonesta del pensiero
trovasse modo per due conti a casa.
Vorreste anche il dolore ricomposto
ed il cadavere, messo nella bara
del mogano migliore, andasse a posto.
Vorreste che trovasse in sé la madre,
quel putrescente ammasso di scorzume
perché nasconoi fiori, vero?, dal letame.
Vorreste che nel pomeriggio vuoto
un vento qualunque mettesse diritti
i mondi rovesciati e il loro giogo.
Vorreste che i veleni,i pus, gli assenzi
non lasciassero traccia, non tracciassero un male
e un corpo nuovo ridesse a tuttidenti.
Vorreste che la sacca martoriata del
suo cuore si aprisse come un guanto
della misura delle vostre mani.
Il mostro intanto sbatte l’ali sul parquet
si guarda attorno e sbava sul bracciolo
si sente niente nuovo, beve te
fa ciao con la manina, nel suo brodo.