Associazioni libere al sogno (5)

 

”Non lo so, non lo so, non lo so, resto solo con un vago sentimento di successo, come se qualcosa si fosse fatto per poco.”

Non voglio insistere su questo, un successo immeritato, ecco cos’è, niente sudore della sacrosanta fronte, niente lavoro, butto fuori rabbia come se annaffiassi giardini e, per quanto mirata, non l’ho pagata e quindi vale meno. Poco successo, sempre, nonostante i risultati ottenuti, vedere mio cugino scontento, mia cugina povera ed il geometra andarsene mi rattrista anche se qualcosa di tutto questo l’ho voluto e lo volevo e lo voglio.

”Moderatamente contenta, mesta torno al mio canotto dove il vecchio amore, occhi verdi, ciglia brune, sorriso infinito d’oltrecielo continua ad amare anche l’altra, ancora, ancora, ancora.”

Lo ucciderò se non la finisce di andare con quella.
Ah! Eppoi mica è solo una, sono molte, bionde, more, con il capello liscio e l’ombelico di fuori, hanno sorrisi ammiccanti e magliettine strette e pantaloncini so pretty, il trucco leggero e le manine curate, parlano poco e se ne stanno unite ad occhieggiare, ad assentire, a confondere con atteggiamenti neghittosi da origine del mondo, deve essere un’eredità di madri di successo questo codice a sedurre, questo linguaggio seminascosto e terribile, questo mai sbilanciarsi e finto capire e chissà cos’altro invece hanno capito, lolite santificate dai misteri, sedute al cinema senza fare grinza, risolini in fa diesis, nonchalance ovattata, pulzelle imenate promettenti porcherie che rompano o sante famiglie stirate bene, come loro.

 

 

 

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