Quel film che l’angelo passa a trovarti in pasticceria,
ti chiede la mano,
la mano data all’angelo scivolerà sul ghiaccio fino
tanto che brucia
e quello dell’acqua fredda con gli altri attorno si
sfilaccia, immagina
il vento prende il segreto il vento muore mentre
quando catturano i cavalli urla al deserto di Fante
spossata a brillare
di luce equivoca di luce esplosa di poco importa qual
buio infuriare
e buio nell’appartamento dove ti scopasse un ragno
qualunque, senti
è solo cinema è solo cinema il muro che parla, gli altri
( io ti farei alzata molto spazio alle braccia
dipendere umido tenero inadeguatezza
un bosco di lumini che attraversi Lucia )
( io le rificco gli occhi le butto via il piattino
ti porto a me allentata la sicura verde
guardami! Vendimi il mattino. )
Con gli orecchini che io solo vedo e quelle braccia. E il cinema che siamo quando osiamo esser autoriflessivi. E questo sentimento di modernità spezzata, corrosa. La tua quarta è una meraviglia.
La tua quinta e, se ovrrai, la tua mezza. Ti aspetto (take your time). Io ti devo la voce.
quanti spiccioli d’amore, per comprarlo, il mattino.
splendida, con quel gioco di reiterazioni a incantare, e il resto a stupire.
Sei deliziosa.
Buon anno Silvia, che ti porti ogni bene!
Grazie Lupo.
Molti auguri anche a te.