E’ un mezzo balordo questo confidarsi a qualunque deficiente passi pensando sia quello che pensi

E deficiente te che pensi che ti possa capire e deficienti  noi che ci infiliamo in questi finti dialoghi

Dove parrebbe tutto definibile  e dove invece mistificandoci ci spossessiamo delle cose difficili e della

Consueta connivenza dei fatti, maledizione alle tue letterine ed al poetico che fingi e alle tue immagi

Nette e alle quattro cose che sembra tu conosca, esotiche e informine, quattro dettagli urlanti e poi

L’elenco lunghissimo in bibliografia dell’expertise della filografia del metatesto delle tendenze bambine

E di quelle più grandi. E’ un mezzo delirante lanciato sul mare in tempesta col salvagente delle paroline

E tutte quante, tutte, senza possibile un arrangiamento gentile, che mancano i dati di te, la finalità sottile

La faccia greve, l’indirizzo incerto, la diagnosi precisa, l’età e lo stile, il fallimento percorso, la catastrofe

Grassetta, i figli malnati e quelli nati in fretta, ed il padre bandito ed il padre magnifico, il paese piccolo o

L’impostura cittadella, eppoi la madre bella e quella troia che ti ha trapana il cuore, decrepita e crepita.