Ora no, ora no. Non ti concedo ulteriori palle. Hai sempre trattato tutti così, tu, adesso beccati la mia intransigenza. Fai del mondo la risultante di quello che sai calcolare, sei tu al centro, e non ti interessa sapere nulla, null’altro.

Bastoni in corno d’alce. Lama di selce di provenienza lontana. Avorio di mammuth. Conchiglie marine.

Materie prime non presenti in loco. Il principe: corredo funerario. Dalla Francia. Dall’europa dell’est.

Ragazzo di quindici anni. Ventiquattromila anni fa. Longilinea, alta, tropicale, africano. Il Principe. Aree lontane. M.del nord.

Balzi rossi. Arene candide. Maschi. Cacciatori. Simbolo, prestigio. Gli individui sepolti hanno caratteristiche peculiari. Tracce di una gravissima ferita che ha asportato parte della mandibola o della spalla. Grande mammifero, caccia all’orso, anche in Germania. In Moravia: aspetto peculiare: cos’è stato fatto, o per le circostanze della loro morte. Clima: forma dell’orbita della terra attorno al sole. Prima glaciazione 20.000 anni fa. Dr. Garibaldi: al termine di una battuta di caccia fortunata. Sulla costa ligure. Divertimento, socializzazione, costruzione, arte:

età della pietra: sottoposta a frattura si stacchi per ottenimento dei bordi. Le cose più vicine ma mai tracce dell’uso: servito per lavorare

l’osso

l’avorio

il corno

la pelle:

cose precluse all’osservazione.  Arte parietale?

dubbi scemati: prof. Baral di Monaco 2000 segni simbolici sulla parete del caviglio una figura di cavallo in stile naturalistico ricorda la franciadelsudoilmeridione d’italia

riflettendo: gli scavi non avevano dati certi, livelli di cultura, "dati veri alti…", incide la roccia con una pietra più dura: prof. Mussi/il significato sfugge. Piccole statue femminili:15: tutte nelle sue mani. Steatite, clorite, avorio di mammuth, non c’è in italia, 2 figurine, rappresentano esseri di sesso femminile, schiette creature fantastiche non somiglianti a specie precisabile, significanza simbolica perplessa. Quali altre veneri? Assomigliano alle veneri delle sponde dell’ Atlantico fino alla Siberia: 24/28 mila anni fa, contatto come web da un capo all’altro degli Urali.

La triplice sepoltura. Il museo privato. Mine che fermano la ferrovia. Stratigrafia barma grande. Tracce lasciate dall’uomo sulle ossa: datazione carbonica delle stesse, sulle forme, studio dna

Tutto? Archivi. Nulla si escluda. Aiutare a comprendere significato. Fasce di pubblico. Ricostruzione computerizzata del volto. Ai primi di aprile volto del Principe delle Arene candide.

Libri parlanti aiutano chi non ha la possibilità di leggere le didascalie. E le grotte, cosa potevano ancora darci, quando, vuote, tutto sembrava già detto e già fatto? Siti importanti: in ogni momento possono darci informazioni.

La deviazione del treno Ventimiglia-Italia darà, certo,  altre informazioni. Dalle sovraintendenze ai musei alle università alla divulgazione: importanza delle radici.

Studio: non 4, decine di glaciazioni: solida preparazione di base, apertura confini, mi raccomando, attenzione alle nuove tecnologie che fanno scoprire i cambiamenti in diretta. E la lingua: l’inglese, che permette di capire cosa succede nel mondo.

Lì, infatti, nel cielo di novembre come si presentava, ebbero inizio i canti lamentati da Gravida.

Si usciva poco, niente invitava al pic nic, e nulla che variasse e promettesse il fiore. Lo Scultore

preparava il busto di una specie di dio, se ne sentiva la mancanza, diceva, perché tutto era diventato, nel tempo, nello spazio del tempo,

anonimo, indifferente (che non si distingueva dal resto),

possibile, privo di meraviglia, spiegato (che aveva la pretesa mantenuta di un disvelamento riconosciuto)

urlato, conosciuto, allineato (per poterlo vedere meglio)

ma anche dichiaratamente buono, avvicinabile, consenziente e poi banale, troppo accessibile quindi

prepotente, intelligentissimo e stupidissimo contemporaneamente, tutto  l’attorno che appariva ma si introduceva

anche nei libri, anche nelle scuole, anche nelle leggi, anche nelle aspettative di risposta professionale

e anche nella lingua e insomma nel senso delle cose,

era diventato uno schema. Quindi facile da leggere, sintetico e completo, chiaro e pulito. Esaustivo.

Allora lo Scultore faceva questo busto a immagine di demone, dimentico di una tradizione che ne aveva pensati e subiti molti

volutamente, volutamente, volutamente dimentico : quei molti avevano portato allo schema, e lui  – lo schema- lo voleva distrutto.

 

I canti di Gravida, che lamentavano, non seguono le direttive dello sconosciuto di sopra.

Fanno qualcosa come: oh nascita, oh morte, parolissime intonse, vieni qua vieni qua, ho sognato di scale, ho sognato di case, condomini, il mio appartamento sempre all’attico sta franando, mi sono vista nuda salire salire salire le scale e davanti mio padre, e mia mamma sul pianerottolo davanti alla porta socchiusa, oh torri oh castelli, mio fratello nella loro testa mio fratello presente, io nuda con la mano davanti alle tette – cosa guardi?- mio padre si è girato, io abito dall’altra parte ma sulle scale- oh giorni oh prigioni- salgono altri, salgono colleghi di fallimento, figli di papàpapà

Smille con il senso della neve che salvano gli agnelli, maschi però, c’è anche l’ascensore, ma è sempre rotto e poco sicuro, la porta non si chiude, tocca legarsi una fascia alla schiena e risalire per chiodi, punzoni, sembra una vera scalata alla montagna, ma è possibile farla solo obliquamente tra i vari piani, un muro di cemento con mensoline lunghissime, mio fratello mi dà indicazioni su come fare -oh castri, oh stagioni- quella casa continua a riproporsi, come una cosa che non è una casa, ricorre con modifiche minime e che castellaccio, che mura, che precarietà ma che solidità, che mondo di scale che c’è chi scende che c’è chi sale, e frane, e intonaci sbrindellati, e finestre sui tetti per guardare i vicini che sembra si possa toccarli ma si finisce sempre col cambiare stanza, sono stanze abbandonate

oh inizio oh mai fine-

abbandonate che manca sempre qualcuno, un’attesa modestamente infinita, un piazzare oggetti per poi scordarseli, letti e cucine, fotti e non mangi, la polvere copre e sfarina, lunghi vetri dividono ma lasciano passare la luce, ma è strana questa luce, mostra, mostra, mostra, nell’angolo buio di quella che diventa a volte una casaccia tetra solo mostri. La parte privata del sé? Mostri, diavoli mangiatori di carne.

 

Io ne ho tre, anzi ne ho quattro

sono cinque

brunebelline e forse rubie

le ho fotografate per una, una

 ne ho sei.

 

Scrivere sembra fatica, fatica

ma scrivere scivola come non saprà mai

come uno scorrimano e un pendolo che spicca

volo uguale spinta minìma

le altrove menti, che menti

prendono il cucchiaino e lo girano in  tazza

che come sanno farci loro non

puoi non puoi non spieghi

(scrivere sembra che dica)

mica è sgretolare pollini

mica è modificare pruni

mica è scodellare perifrasi

 

scrivere è santo

e puntella l’aria pàtia

e ricomincia subito sbadellando

 

scrivere è dopo

ha il pretesto del cerchio a sussidio

ma sale es cende, si dipana

un rocchetto di filo diseta disseta

anche lei, stupefacente

ha mondo ha blu ha lei

coerentemente

 

un grande pensiero e

un piccolo pretesto