Inizio sogno (1)

 

Io, piccina foresta accampata sopra un canotto guardo sotto, verso la grande stanza di una casa sul mare.

Là stanno seduti attorno ad un tavolo rettangolare e sono sicuri di tutto mio cugino, mia cugina ed il geometra comunale.

Sono con loro, dentro, e li osservo attentamente : mio cugino, mia cugina, il geometra comunale.

Un vecchio amore, occhi verdi, dovrebbe starmi a sentire, non mi sta a sentire, mi avvicino e provo a bloccarlo, lui se ne va con quella che ha maggiori attrattive.

Allora scendo a tavola.

 

"Cosa vuoi fare, cosa pretendi, testa di cazzo, arrogante sbruffone, insolente, ipocrita! " grido al geometra che sta spartendo male la cena e che si sta servendo per primo.

Questo se ne va e mia cugina si lamenta perché a causa mia non riuscirà ad ottenere il lavoro che aspettava.

Mio cugino mi chiede cosa spero di riuscire a realizzare in questo modo.

 

Non lo so, non lo so, non lo so, resto solo con un vago sentimento di successo, come se qualcosa si fosse fatto per poco.

Moderatamente contenta, mesta torno al mio canotto dove il vecchio amore, occhi verdi, ciglia brune, sorriso infinito d’oltrecielo continua ad amare anche l’altra, ancora, ancora, ancora.

Fatti recenti relativi al sogno (2)

 

C’è un’amica con la quale si incontra, una buona amica con la quale però ha perso qualcosa. E’ diventata diversa da come la vedeva, pensa, più lenta, più debole, più incerta.
Con lei ha perso una parte accesa e torbida di certa sua gioventù, l’infallibilità di sogni importanti, il plagio del suono del vero. Con anima incorrotta e sorprendente sincerità emotiva la metteva davanti a cose molto semplici, cose molto semplici.
Ora la incontra ad un convegno di psicanalisi dove un giovane direttore senegalese di chissà quante cose (non ricorda) parla della realtà dei guaritori tradizionali e dei riti di possessione del suo paese.
In sala c’è il loro analista, una persona che stimano molto.
Il gruppo di chi ascolta è composto per lo più da gente del settore (psicoterapeuti) assunti da aziende statali o convenzionati, comunque interagenti con il mondo della pubblica salute mentale.
E Bologna è fredda, la sua gattina morta da poco, i due treni che ha preso pieni di ragazzini e chiasso.
Non vive sola. Ma a casa nessuno le ha chiesto com’è andata.

Associazioni libere al sogno (3)

"Io, piccina foresta accampata sopra un canotto…"

Non ci sono mai stata cioè, forse una barca a vela, forse un moscone, qualcosa di arancione.

Chessò, una piccola piscina gonfiabile di plastica ne avevo una, certo, molto facile romperla, sgonfiarla (ma forse era giallo cromo), le hanno tutti i bambini, no?, tonde e piene di rattoppi improvvisati ma l’acqua è dentro, sta dentro e non sotto l’acqua sono io, altro che piccola, forse si, forse estranea, sconosciuta e sparsa…

"…guardo sotto, verso la grande stanza di una casa sul mare."

Si, si, sotto, non sopra, guardo sotto, Io sto sopra, sul canotto-piscina sopra e dentro l’acqua, e la casa sul mare ha questa stanza, un compartimento dans la maison sur la mer, la mère, grande madre acqua, lì sono stata, lì starò ( certo che case sul mare solo negli hotel, case sul mare solo pagate). Vabbè, niente di che, io sono dietro la finestra della vista, riparata, niente vortici, niente dighe, nessuna tempesta, un mare davanti e dietro, anonimo, calmo.

"Là stanno seduti attorno ad un tavolo rettangolare e sono sicuri di tutto mio cugino, mia cugina ed il geometra comunale."

 

 

Al tavolo rettangolare si discute (una scrivania d’avvocato, un tavolo famigliare di famiglia grande – noi , ad esempio, ne avevamo uno quadrato-).

Mio cugino : amato, l’eroe negativo ma il grande eroe di adolescenza, l’arte e la musica, prematuramente sposato.

Mia cugina : l’intensa dolce ma risoluta, cancro come me e sempre innamorata di uomini bizzarri, come me, come me.

Il geometra comunale : mio padre è stato geometra comunale che aveva circa venticinque anni, io uno, ma questo non vuol dire niente perché mio padre è onesto e libero pensatore e di geometri comunali è pieno il mondo.

Essi sono sicuri di tutto, a dire che hanno capito lo stesso a trecentosessanta gradi, geode più, geode meno.

 

 

"Sono con loro, dentro, e li osservo attentamente : mio cugino, mia cugina, il geometra comunale."

Cosa devo aggiungere? Sono dentro, si, dentro, dentro con loro, non prendo le distanze, la storia è proprio lì. Magari l’unica distanza è che li osservo, non dirmi che non devo mediare.

"Un vecchio amore, occhi verdi, dovrebbe starmi a sentire, non mi sta a sentire, mi avvicino e provo a bloccarlo, lui se ne va con quella che ha maggiori attrattive."

Ma un vecchio amore è un amore perso? E’ perduto? E anche fosse perduto non proverai a cercarlo? Non proveresti a cercarlo un vecchio amore perduto e perso se ha quegli occhi verdi di sigillo che hanno formato il mondo, davanti e dietro il mare del corallo ( quello dalle acque basse e sicure), non proveresti a cercare comunque sempre quell’antico, unico riflesso smeraldino, tu-mai-avuto-smeraldi-diversi?

 

Ecco: c’è un’altra al posto tuo – E’ occupato- Non perso ma preso – E chi è lei, chi è lei, chi?

Ha più tette, sicuro, ha più culo, è più forte di me questa donna, la più fortunata delle donne che conosca, lo sa prendere, lo sa tenere, deve avere una morsa da qualche parte, un posto che stringe e contiene e ruba.

  

Associazioni libere al sogno (4)

 

"Allora scendo a tavola."

Quante volte sono scesa a tavola?

Ricordo pasti compattanti, mia madre che serve e si siede, si siede e serve ma a volte resta in piedi davanti al lavello e parla da lì, fabbrica lì, e ricordo mio padre a capotavola (nella casa che dico c’era un capotavola) tenere le redini del discorso, ecco, avere sempre sacrosantecose da dire ed era anche bello, averlo vicino e vedere come sapeva tirare bene le linee, ed era anche difficile sentire la tensione degli sguardi inclinati (mia madre era più piccina).

Mangiavo in fretta, con le ginocchia appoggiate al piano del tavolo e le tenevo così anche se mi veniva consigliato di sedermi come tutti i cristiani. Nessuno può consigliarmi niente, mula.

 

"Cosa vuoi fare, cosa pretendi, testa di cazzo, arrogante sbruffone, insolente, ipocrita! " grido al geometra che sta spartendo male la cena e che si sta servendo per primo.

Odio i prepotenti e li odio così tanto per il loro tono sicuro, arrogante, secco e quella feroce certezza del vero che li rende capaci di indirizzare ogni cosa per il verso deciso, autoritari, stabilenti un ordine del mondo al quale sottoporsi…così tanto odio chi mi sta sopra, odio selvaggiamente chi mi sta sopra, odio profondamente adeguarmi a cose che non condivido, nessun capo per me, nessun re, nessun dio, mai.

"Questo se ne va e mia cugina si lamenta perché a causa mia non riuscirà ad ottenere il lavoro che aspettava. Mio cugino mi chiede cosa spero di riuscire a realizzare in questo modo."

Così rompo tutto (ed è un bel rompere); il prezzo da pagare perché il geometra lasci il campo è la povertà della mia cancrina obbligata così a frequentare cosi bizzarri per darsi una parvenza di potere. Quanti ne avrà cambiati sin qui? Quanto poco le interessava fare le scelte adatte alla realizzazione della sua professione?

L’eroe mi punta il dito addosso: sei tu che la blocchi, tu che le impedisci di realizzarsi, sei tu che ti imponi, tu sei autoritaria e prepotente (una cosa simile le ricordo in occasione di una festa di nozze, noi tre seduti vicini, io che davo spiegazioni psicologiche, io che emettevo verdetti, e mi esibivo anche e il mio solare eterno eroe che secco/secco disapprovava il tono, disapprovava il merito e, dio cristo, disapprovava me).

Associazioni libere al sogno (5)

 

”Non lo so, non lo so, non lo so, resto solo con un vago sentimento di successo, come se qualcosa si fosse fatto per poco.”

Non voglio insistere su questo, un successo immeritato, ecco cos’è, niente sudore della sacrosanta fronte, niente lavoro, butto fuori rabbia come se annaffiassi giardini e, per quanto mirata, non l’ho pagata e quindi vale meno. Poco successo, sempre, nonostante i risultati ottenuti, vedere mio cugino scontento, mia cugina povera ed il geometra andarsene mi rattrista anche se qualcosa di tutto questo l’ho voluto e lo volevo e lo voglio.

”Moderatamente contenta, mesta torno al mio canotto dove il vecchio amore, occhi verdi, ciglia brune, sorriso infinito d’oltrecielo continua ad amare anche l’altra, ancora, ancora, ancora.”

Lo ucciderò se non la finisce di andare con quella.
Ah! Eppoi mica è solo una, sono molte, bionde, more, con il capello liscio e l’ombelico di fuori, hanno sorrisi ammiccanti e magliettine strette e pantaloncini so pretty, il trucco leggero e le manine curate, parlano poco e se ne stanno unite ad occhieggiare, ad assentire, a confondere con atteggiamenti neghittosi da origine del mondo, deve essere un’eredità di madri di successo questo codice a sedurre, questo linguaggio seminascosto e terribile, questo mai sbilanciarsi e finto capire e chissà cos’altro invece hanno capito, lolite santificate dai misteri, sedute al cinema senza fare grinza, risolini in fa diesis, nonchalance ovattata, pulzelle imenate promettenti porcherie che rompano o sante famiglie stirate bene, come loro.

 

 

 

Una interpretazione del sogno  

 

Lei sembra essere in una postazione al di sotto del livello del mare, non ne è propriamente immersa ma se ne differenzia, è in una sorta di "stanza con vista", una postazione da osservatrice, anche comoda ma ben distanziata dagli eventi. Così si è sentita a Bologna? I suoi colleghi si incontrano per ascoltare un esperto, sono aggregati , collaborano, provano a portare avanti un progetto culturale nel quale credono, c’è addirittura gente che fa parte di organizzazioni internazionali. Lei è lì per un’amica-sorella .

 

 

ma mi ero iscritta tempo prima, sono interessata ai seminari

 

 

Lei è lì per un’amica sorella, sa bene che l’es non conosce il no. E mette in moto una triade interiore ben caratterizzata, due uomini, una donna. Va giù a conoscerli, è interessata a conoscerli?

 

 

scendo volentieri, sicuro, loro però non mi accolgono granché bene, almeno, sembrano presi dai fatti loro, ognuno con la propria tragedia personale; i due maschi non desiderano la femmina, mi pare, è lei che ha bisogno di loro, tutta la sua felicità dipende da quello che faranno, mio cugino ha sempre criticato mio padre per poi, nel suo nuovo periodo, interessarsi sostanzialmente a lui ed  io sono passata in secondo piano-

 

 

Sono formazioni di compromesso; uno va via appena lei si impone, non mi sembra così cattivo quel geometra, si ,d’accordo, divide male la cena, si serve per primo, ma intanto la divide, fa le parti…sa a chi mi fa pensare? C’è una parabola del nuovo testamento che parla di uno così, un padre che divide diversamente i premi dati ai figli.

 

 

mio padre è stato sempre ben attento a fare divisioni uguali! Sempre! E’ un qualcosa che lo caratterizza, a tutti eddue vanno date le stesse cose, una casa uno una casa l’altro, un investimento bancario uno, un investimento bancario l’altro, il testamento, i regali. Ha una penna in mano e traccia piccoli diagrammi sintetici, schemi…-

 

 

Ah! Questo invece spartisce male, sembra non aver imparato la lezione dell’equità ad ogni costo, con tutto che è geometra…ma lei non parlava del plagio del suono del vero? O devo pensare ad una concessione poetica?

 

 

– si, ho sempre pensato che dietro alla realtà istituzionalizzata ce ne fosse un’altra, mascherata e spesso falsificata da questa, ho sempre pensato che il mondo proposto fosse una grande balla, un’invenzione fatta per tenerci buoni, perché buoni da soli non ci saremmo mai stati-

 

 

E’ così! Quell’uomo prova a stare nel compromesso, ha studiato da geometra, è impiegato al comune ma sa spartire male la cena. Suo cugino avrebbe potuto farlo, magari, senza farla arrabbiare. Ma non lo fa, fa il contrario! La richiama alla comprensione: lei obbliga la sua donna alla povertà, magari spera che così sarà felice, "povera ma felice", come si dice. Questo eroe declassato la sa lunga, dottoressa!

 

 

-e il vecchio amore?

 

 

Dobbiamo lasciarci, per oggi, il tempo è finito.