Nel cuore nero (3)

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Albe ammaestrate avreste visto filtrare attraverso tutte le vetrate che c’erano.

Un sole insinuante, sale d’argento che sviluppò ogni parte del giardino ed ogni parte del salotto ed una parte della stanza da letto.

I garbugli delle lenzuola scelsero forme dantesche ( la valle dei mostri), i corpi allungati bianchi e bruni presero a definire un luogo, un teatro sfinito e muliebre con i vestiti ammonticchiati, i quadri, la testata, le lampade Artemide, ogni cosa svuotata e rinascente.

Perché di rinascita si trattava, vennero a suonare alla porta e l’angelo , vestitosi alla benemmeglio, si precipitò ad uscire. Scoccate le sette, insomma,  riccio correndo perse la scarpina e la Golf GT si trasformò in grassa zucca ma nessuna bella addormentata scese a tentare soluzioni.

Proprio perché.

Gertrude si impegnò in questo sogno ( trattasi ‘stavolta di sogno vero, fase r.e.m., allentamento di difese consce, verranno utilizzati meccanismi noti come condensazione, simbolizzazione, spostamento, dissociazione, una parte per il tutto, il mascheramento).

(Così descritto il sogno non ha luogo, potreste sforzarvi di capire, la ragione lo fissa come una fotografia e dietro quel gesto c’è ben altro che la luce).

 

Per ciò:

 

Corre La Bambina Nell’Arancio Del Tramonto. Segue Un Coniglio Che Si Perse Via. Dove? C’e’ Chi Dice Fosse Al Bar A Giocare A Tresette Chi Lungo Le Stradette Di Campo A Guardarsi Il Mondo Finire, E Comunque Corre Ora Tutto Frettolino A Cercarsi Il Buco. Castaneda Parla Di Passaggio (la linea che correva loro nel mezzo dava l’impressione che mi sorridessero di lato- mi sentii frivolo- e allora una forza simile a un vento fece sparire il mondo). Si Tratta Di Localizzare Una Porta Che Aiuti A Raggiungere Stati Percettivi Diversi. Si Deve Prendere Uno Specchio E Con Lo Specchio, Raggiunto Un Corso O Specchio D’Acqua Poco Profondo (Circa 50 Cm.), Esercitarsi A Trovare La Giusta Inclinazione Tra Riflettenti. Si Incrociano A Livello Di Chakra Sovrapubico Tutti I Raggi Emanati, A Lunghezza D’Onda Nota E Non E Si Passa.

Il Coniglio Conosce Altri Metodi E Cade In Un Lungo Cunicolo Scavato Forse Da Una Talpa. 

Francamente Non Saprei , Riesco Ad Immaginare Difficilmente Tutto Il Tran Tran E La Fatica Fatta Per Raggiungere Quel Punto.

Ma Mi Ripeto La Seconda Legge Della Termodinamica Come Se Mi Aiutasse A Decifrare Il Testo, Le Statistiche Della Sociologia, Nietsche E La Sua Sifilide Salvifica, La Chimica Organica (Configurazioni Cis E Trans), La Meccanica  Quantistica (A Tredici Metri E Forse A Tredici Anni Luce Parti Dello Stesso Atomo Subiscono Le Stesse Variazioni, Non È La Materia Di Einstein), La Teoria Dei Frattali E Tutto Quanto C’E’ Tra Punto E Superficie , La Nina, La Pinta, Il Caos, Chopin Ballata In Sol Minore Opera 23, Klee Ed Il Monumento Al Limite Del Paese Fertile, La Sagrada Famiglia, Severino E La Costanza Dell’ Esistente, Aristotele Motore Non Mosso Confutazione-Palla Al Piede, Cappuccetto Rosso, Collaborazione Tra Bowie Ed Eno (Fantastic Voyage), Elettrotecnopop ( Depèche Mode), Il Giovane Werther, L’ Acchiappatore Nel Campo Di Segale, Purina, Pirimidina, Allegri Ribosomi Sintetizzanti, Il Magico Assone , La Dopamina, Lo Schema Corporeo, La Letteratura Africana (Topografia Ideale Per Un’Aggressione Caratterizzata ), Robbegrillet (Djinn), Breton Surrealista E La Casa Del Cane, Zeus Che Si Mangia Crono, Shiva Che Taglia La Testa A Ganesh, Due Chitarre Lo Strumento Migliore, La Terapia Sistemica E Bateson , Borges Ed Il Romanzo Unico, Casta Diva, Una Gita Al Faro, La Donna Vaginale E La Donna Clitoridea, Stein E La Sua Amica, Il Canto Dei Bambini Nella Miniera, La Ginestra, I Fiori Del Male, Le Vocali, Zenone Dai Paradossi Incontestualizzati, Ulisse Perduto In Sicilia, Artemisia Gentileschi, Sant’Anna Ed Il Nibbio, Holderlin Il Pazzo, Atena Che Taglia Il Cranio Del Padre.

Niente. Non mi torna niente.

 

 

Ora la bambina è Anna Freud e cerca di scappare. I genitori nella stanza accanto premono e le vogliono parlare. Lei riesce a passare dalla porta di sicurezza. Nella valle la aspettano per venderle cocaina.

E’ solo una polvere di foglia e solo una povera foglia. Ma niente la fa sentire al sicuro, è nuda e si nasconde il culo con una rivista d’arte contemporanea. Qualche mese prima ad una festa di Sebastiano si era staccata parte dell’arcata mascellare con denti annessi e se ne girava con quel pezzo di carne rossa dai bianchi allegati in mano; ma tutti le dicevano che non era niente.

Sebastiano le stava a cuore, Sebastiano era tutto quello che aveva.

(fine del sogno)

 

 

 

Gertrude associa diligentemente. Il suo psicanalista fa un ottimo lavoro e  lei lo sa ma  lascia parlare solo i sogni , sembra non si possa permettere altro. Sono, i loro, incontri tecnici, onirizzati, difesi.

Non si rende conto di quello che dice, temo. Calcola solo il fuori, dentro mille personaggi in cerca di autore parlano di cose diverse ed ha un bel d’affare a tenerli buoni . Così è se le pare tanto rumore per nulla.

Nulla, appunto, Gertrude biondamaori ha smesso per ora di ballare e non crederà mai all’esistenza di  nessuna cosa. Esce , chiude la porta delicatamente e scende le scale. Il corso è affollato e lei sfiora tutti con dolcezza, non vuole ritorsioni. Il suo spazio privato contiene moltitudini. E’ convinta che può fare senza. Non partisse il treno delle dodici e trentacinque prenderebbe quello dopo. E perdesse anche quello si fermerebbe lì. Nessun appuntamento vale quanto quella sospensione.

Nessun attacco vale quanto quella fuga.

Ha la precarietà granitica, il sorriso buono, una giacca senza imbottitura.

Come in una fantasia di Leonardo da Vinci  

 (sinapsi con Gli altari di R.Valentino)

 

 

Quello che entra non è l’eroe. Quello che entra è il cavalier servente, è Krishna che accompagna il suo signore. Ha suonato alla porta per qualche minuto, e Gertrude si è alzata per aprire, messa chissàcome. "E’ mattina presto e questo è passato a prendersi l’angelo ora, e che cazzo". Lo fa entrare senz’altro, lo accompagna nella stanza ad intravedere l’amico rivolto (un quadro dell’académie française) e mentre parlano, sbattuta, ritorna a letto. Ma Hewar e gabriele non hanno molto da dirsi, forse usano un codice, Hewar si distrae, si gira. Guarda la scena e non si trattiene. Nessuno si tratterrebbe, pensa. Sotto il lenzuolo-velo molte forme stanno (in abbandono, in oblio), le linee del sedere di Gertrude hanno movimento di musica e poi si gira di scatto per vedere chi se ne va. Sotto il lenzuolo-velo Maddalena è lunga splendente appendice al terzo corpo. Nessuno se ne sta andando.

 

Hewar si slaccia la cintura e tira giù la zip delle braghe. Solo quel gesto, lei nuda e riversa, quel gesto solo, lei bambina, ora uno sconosciuto piccolo uomo in piedi e più grande di lei, ora una gravida erezione d’alba, ora quella prepotenza soffice di penombra, ora la fantasia avverata. Si appoggia a leinuda come  un animale buono e le cerca la bocca porgendolo con la mano. E’ giovane, lo sente, morde caldo e morde bene, ha fretta, ha voglia, una voglia di rosa sulla spalla destra. E’ fidanzato, si capisce, saccheggia dove può e percorre ritmi anticati. Ha la penetrazione morbida ma progressive sfiancare così va frenato, indirizzato, gestito, girato.

 

Gli altri fingono di non vedere. Hanno un silenzio che li contraddistingue, color malva direi.

 

Ma alla fine ci si congeda in fretta e le due giovani donne rimangono allungate nel sudario. Reinfilarsi tutto con bizzarra solerzia, un mondo pieno di nuove fiche fuori dalla porta richiusa. Scendono le scale a due a due. Fierezza maschia, odori dappertutto.

 

Molto tempo dopo lui prova a riassaporare quei momenti sorpresi e gli cola una lieve lacrima.

Sua madre lo nutriva come un uccello disperato con prodigalità e grazia. Uno svezzamento inconcluso. Sua madre, devota ancella, dopo il bagnetto nella tinozza con il sapone del bucato ed una santa sfregata con l’asciugamano ben asciutto se lo attaccava al seno e glielo pompava dentro, lui adorava tutto questo. Una donna di candore, un gioiello frantumabile  incastonato nel suo platino, leggera chiara s’insinuava senza avvisare, girava per il disimpegno facendo finta che non c’era, ed era svestita di grembiule, abbagliante carne illimitata immensa, se lo attaccava al seno eppoi con i capezzoli pieni, grassi lamponi, lo riempiva bene e lo riempiva male.

Nel cuore nero (2)

 

 

Quando le vedo arrivare sono vicino al banco del Re. Niente, entrato da poco, schifo qui, manco fatto la coda per entrare.

Vedi che è venerdì, siamo noi quattro; dalla Tala, fuori dalla porta, passavano branchi di tipe con l’occhio scialacquatore e tirate giuste manina nella manina, ah no! appoggiate alla borsetta microba che si portano appresso.

Due birre ma mettono ‘sta schifa di musica dondolante e col Pera abbiamo deciso di mollarla e di venire qui. Saran passate le undici, sarà mezzanotte, un casino a parcheggiare il cx  comunque, cinquemila se le scorda, file strette, imbecilli in seconda, un bel caos.

Questi posti, da dire, sono fatti a modo. Sono fatti che entri da una parte ed esci dall’altra. Sono fatti che il cesso è in fondo ad un corridoio di moquette blu notte, e prima c’è il guardaroba, duemila lire, così fai a meno d’ingombri. Sono che sali di sopra e ti fai dare una tesserina, così, agratis, consumi quanto vuoi tipo carta di credito e non sai mai quanto ti è costato qualcosa, nemmeno l’entrata.

Centomila venerdì scorso.

Volentieri, centomila volentieri, un ventesimo della cartiera volentieri, quando paghi sei fatto tanto, paghi volentieri, almeno sai che l’uscita è stata preziosa.

Intanto chiudi gli occhi viso nero chiudi i giardini della strada l’intelligenza e l’ardire la noia e la tranquillità queste tristi sere in ogni momento il bicchiere e la porta vetrata confortevole e sensibile leggera e l’albero da frutto l’albero da fiori l’albero da frutto fuggono.

Quando arrivano mi accendo una cicca seduto al tavolino più rosso.

Ho davanti mezzo moquito mezzo gin tonic due bicchieri vuoti un posacenere pieno, guardo il Pera che ride col Paul penso a come può venire fuori una risata così larga, uno si allena, si prepara, ha già la faccia così, gliel’hanno fatta venire?

Quando arrivano, due così, mica strane, logore di ore fuori sembrano, mica strane, sono lì che chiedo a una come si chiama – Alessandra- di dov’è- Buttapietra- quanti anni ha- ventisette- mai un -e tu?- ferma dritta implacabile dama di picche, occhio angosciato stabile, tetta appuntita, chissà chi caga, forse lo vede dalle chiavi se c’hai la Mercedes.

Quando arrivano, la mora spilungona e la grassina-stivaloni che sembrano due numeri di prestigio, una che parla a tutti sulla bocca come passasse fiato, non parole, l’altra dinoccolata e più schiva movimentatrice di mani,  io        sono         qui        che          le          guardo.

Un giro niente.

Due giri sigaretta.

Tre giri quattro (bicchieri e sigarette). Parlano appoggiano spengono.

La bionda comincia a ballare, da sola. Comincia piano, non incerta ma ancora fredda, cerca qualcosa attorno, vuole collocarsi. Non sono in molti, per ora, c’è tutto lo spazio, ma lei  si propone lentamente, prima una spalla, poi l’altra, cerca qualcosa dentro, un dentro come un fuori.

Sintonia. Sincronia. Ora. Ha trovato.

Si muove battendo il ritmo con i piedi (esagera) e lo segue fisso come a doverlo acchiappare (don’t let me be misunderstood).

(Biondacosacca biondamaori con i tuoi occhi cambio come con le lune e sono di volta in volta di piombo e di piume, un’acqua misteriosa e nera che ti chiude oppure nei capelli la tua leggera vittoria).

 

(Biondavittoria ti invento palpitanti battiti e chiara verginale sepoltura, serpentina arrotoli trent’anni buoni, sbottoni la camicia imporporata, ti faccio la primavera che balla sulle margherite, primula grassa che dimeni e muovi lunghe braccia alate – polsini slacciati da prima- ).

 

(Ah! devi avere un’oralità prepotente signorina boccata fresca, devi avere coraggio e sonno difficile, ti vedo colare come la tua faccia su oggetti inopportuni domande impossibili risposte come a costruzione di un’isola, ti vedo immobile torturata da centinaia di campanellini d’argento interno mentre sei lì che produci guizzi muscoli calore gelosia sale acqua odore vento giravolte rossoporpora vergogna).

 

La mora entra nel cerchio magico caracollante. Si avvicina alla biondafuria come se avesse qualcosa da dirle. Ma non parlano, si muovono. Capelli corti e sorriso larghissimo, quasi chinata sull’altra, la magrabruna  balla tenendo le ginocchia leggermente piegate, un punto interrogativo, una costellazione.

Sopra i calzoni a vita bassa spunta una bella pancia scura che si estende nell’estendersi del lungo corpo di lei. Un piccolo seno. Lungo collo senziente. Il viso è un bel Modigliani, parente di modella?

Si guardano come se ci fossero solo loro ma attorno ormai la pista è piena. E a proposito di piste. Vado nel mondo in fondo alla moquette blu, mi aspetta il Pera e quando torno le cerco con gli occhi. Stanno ancora ballando.

Non capisco cosa cerco in quest’incontro. Stanno mimando qualcosa che mi riguarda?

Brunella tiene biondina per la vita, si abbassa e si rialza lap-lap, sempre la guarda negli occhi e morbidamente l’altra gioca con le spalle, fa un giro su sé stessa, tutteddue girano, fanno girare il mondo dopo loro col caldo e col rosso e colla saliva, coi bicchieri pieni e vuoti, con le magliette tese, con i gins sdruciti, con le collane etniche, con le cravatte regimental, con gli occhiali specchiati, con le ragazze a casa, con i mariti al bar.

Brunella tiene biondina sul cuore, e il bacio sulla bocca lo sanno tutti che c’è stato.

Poi le vedi discutere. Quali movimenti dicono discutere di che ?  Mah, credo il movimentato giro di mani della grande ed una mimica più accentuata per bionda, sembrano darsi spiegazioni musicate, una avanza, l’altra indietreggia, poi il contrario, minuettamente antagoniste.

Ed in un baleno la mora porta lì un ragazzo.

Ha ricci d’angelo, è alto, è azzurro. Come straniero (non è un mondo suo) si assenta con gli occhi, ha le mani in tasca tipo quello che fischia. Come straniero le guarda dall’alto, le autoctone streghe, e si crede immune da incantesimi. Ma è entrato nel cerchio, io che guardo lo vedo, non ne uscirà facile.

Ed infatti grassella lo sottopone a una prova feroce: fa come se lui non ci fosse.

Lui ha gli occhi larghi come laghi, muscoli allungati disegnati sotto la maglia nera, lui una solitudine nirvanesca e  appena uscito da un romanzo di Dostov (i demoni), lui l’antigel, lui completamente preso dal suo corso di chitarra e che tutti lo ammirano anche se non cala nessuno. Trattato come un qualsiasi frequentatore del Re. Allora qualcosa gli si incunea tra cuore e trachea e fa leva : lui parla!

Non è chiaro cosa si dicano, ovvio però che stiano facendo programmi, tutto cambia troppo in fretta e le battute si succedono. Scambiano in tre. Stanno molto vicini, l’angelo e la bruna, e ciccetti li guida per mezzocerchio nella stanza. Poi si alternano e Blondie tiene la nuca all’angelo, gli parla nell’orecchio e lo fa ridere bianco, Olivella pianta il muso due secondi poi si siede proprio davanti, incrocia le gambe, tira fuori la borsa di tela indiana e cerca il pacchetto blu.

"I tuoi occhi sono ritornati da un paese arbitrario dove nessuno ha mai saputo cosa sia uno sguardo ne conosciuto la bellezza degli occhi, bellezza di pietre, quella delle gocce d’acqua, delle perle incastonate, delle pietre nude e senza scheletro, mia statua, il sole accecante ti fa da specchio e se sembra obbedire alle potenze della sera è perché la tua testa è chiusa, statua troncata dal mio amore e dalle mie fole di selvaggia. Il mio desiderio immobile è il tuo sostegno ultimo e ti conquisto senza battermi, mia immagine, rotta alla mia debolezza e costretta dai miei legacci."

L’uguaglianza dei sessi.

Ora si salutano.

Arriva uno che conosce riccioli d’oro.

Li ferma mentre escono e contratta qualcosa.

Bronzo e oro.

Risalgono dal guardaroba vestite.

Mi arrotolo una cicca mentre dal vetro le vedo togliere la neve ad un ramo.

Si infilano in una ipsilon scura parlottando.

Retromarcia veloce tra la gente distratta.

Esce Curt Cobain, seguito dal cavalier servente.

Si strattonano un poco ( si stanno salutando).

L’angelo monta dietro, sbatte la porta e se ne vanno.

 

Non so perché me li porto via. Non c’è amore in questo. Voglio qualcosa, voglio poter decidere.

Sono creature mosse da un demonio semplice. Per quanto lo conosca mi sorprenderà sempre. Sono ventanni cresciuti in case riscaldate, sono sicuri del loro cazzo come di un altare e credono a tutto quello che luccica come questo mio cuore -brillantino dalla corda di cuoio.

Sono morbidi oggetti e siamo due.

Siamo distese sulla notte e non ci aspettiamo niente. Non ci sono parole che possano offendere. Non gesti che possano umiliare. Maddalena mi toglie le mutande. Io resto schiacciata dal peso del ragazzo che si muove. Con la luce non vediamo bene ma sento il peso e sento il sapore, Maddalena lo bacia sulla bocca e gli fa bere qualcosa dal bicchiere. Un cognac dal bicchiere.

Nelle mani, con gli occhi chiusi, tengo pezzi di schiena e brani di capelli, e accarezzo senza fretta anche difficili fino a diventare cosce, interno, pelo ma testicoli e labbra non li distinguo, non li voglio diversi , ho un grande corpo addosso, un tutto umido e palpita.