Quando si volesse dare un’idea esaustiva di cosa rappresentare si partirebbe da una serie di proposizioni efficaci; retoricamente efficaci, sicuro, poiché retorica ed eloquenza sono tecniche espressive di validità bimillenaria e continuamente confermatesi. Altro genere di efficacia il dato scientifico, quantitativo: il peso della citazione, il suo ripetersi, la restrizione ragionata del campo di analisi.

Ma è singolare come nelle scienze cosiddette umane si arrivi sempre a portare il singolo procedimento a valore universale ed è buffo come quasi tutte le tesi abbiano la pretesa di dimostrare qualcosa di enorme, non fosse che l’esistenza di dio.

"Dio è nell’aria" dice Nick Cave. Lui ne è assolutamente certo, in quel momento la canzone è attestato. Lo scienziato (il critico) non può procedere in questo modo, quello che spiega lo documenta, fa i conti con la significatività dei risultati di una sorta di ricerca, e se il metodo è un altro ( "naturalistico" si direbbe in scienze applicate ) comunque documenta attraverso un tessuto significante di testi, quel procedimento logico, sintattico, metastorico o compilativo che gli è servito per analizzare, discutere, proporre o pensare un testo.

Nick Cave dice "dio è nell’aria" e per quel che mi riguarda dio nell’aria, in quell’aria, c’è. In quel preciso/impreciso momento, in quel fare canto non ho bisogno che mi venga data un’idea esaustiva di cosa verrà rappresentato, quello che succede è.